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martedì 7 giugno 2011

Sull'inutilità dell'istituto referendario


Ci sono poche filosofie da fare...
Il nucleare in Italia non si può fare perchè non ne siamo capaci. E non sto parlando di tecnologia o di know-how.
E non è nemmeno (soltanto) per i bellimbusti che dovrebbero gestire "roba che scotta" pur avendo nel loro curriculum incapacità gestionali (Napoli, Abruzzo, Maddalena...) e solidi background  nel settore (il ministro dell'Ambiente che guida un polo petrolchimico forse manco in Corea del Nord l'avrebbero nominato).

E' che manca proprio il concetto di base di "bene collettivo". Ognuno a zappare (o a sperare di farsi zappare dal fesso di turno) il proprio orto e poco male se il resto va in vacca. Un esempio? : le biomasse all'italiana...
 A parte le complicazioni tecniche, già rognose per i fatti loro, una centrale nucleare va "adottata" dalla comunità circostante (e dal resto del Paese) trattandola con rispetto. Come si tratterebbe con rispetto e razionalità qualsiasi altra tecnologia.
E invece nessuno sa nulla, nessuno viene informato (disinformato, invece, tanto), e soprattutto a nessuno frega un tubo di saperne di più.
Si va a votare per "gregge preso": un SIII...o un NOOO...oppure un "VADO AL MARE"...  "Perchè voti così?" E via una squela di luoghi comuni....
E serve consultare la gente in questa maniera? E' l'espressione della volontà popolare?

Per la cronaca : un SI  ragionato per l'abrogazione del nucleare all'italiana è l'unica scelta sensata....

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